Il soffice avvolgimento delle trasparenze nel continuo transito della vita
Foto di fabrizio Cimini
Cugina stretta dei riflessi, la trasparenza dona ai soggetti una velata visione della loro esistenza. Le persone quindi sono difese nell'intimità da un muro di vetro, dove fluttua la loro consistenza in un rimando tra riverberi di luce e riflessi. L'incidere quasi esclusivo di un'istante, fa poi si che quello appena visto si sciolga nella frazione di un momento come si era creato in precedenza. Avanti dunque, fino alla prossima trasparenza, nel continuo transito della vita.
Si potevano fare fotografie di vario modo sul concetto dato sulle trasparenze. Infinite soluzioni si potevano trovare escludendo l'ovvio. Ma proprio l'ovvio, per ironia della sorte, è difficile fotografare, perché ci si deve elevare fotograficamente ad un più alto livello in confronto alla massa omogenea nella quale finiscono immagini di questo tipo. La ricerca dei luoghi dove trovare ispirazione è stata di estrema importanza per la continuità dei risultati. Trovare poi gli spunti visivi che si aggancino tra essi, come pezzi di un puzzle che, se ben composti, creano un'immagine finale omogenea. Poco importa qui l'attrezzatura. Poco importa qui la bravura nell'indovinare l'esposizione. Importa invece saper vedere, attendere l'istante adatto, elaborare e ricercare la continuità tra gli scatti. Quattro sole immagini per spiegare l'argomento non sono tante, ma per comprendere l'andamento di un'idea credo siano sufficienti.
Immagini scattate a Roma, nella stazione Tiburtina e nella stazione Ostiense.
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