lunedì 26 novembre 2012

Borse fotografiche ONA

Nuove proposte di Borse fotografiche

Testo di Fabrizio Cimini

Eeeh, le Borse Fotografiche. Ecco una nuova proposta della ONA, borse fotografiche di buon livello estetico con un aspetto retrò. Di tutte le taglie e di tutte le misure, si propongono per  proteggere le vostre strumentazioni efficacemente ma con discrezione. Fateci caso, tutte le nuove proposte delle borse fotografiche sono indirizzate alla discrezione, fatto singolare che incuriosisce non poco. Pare quasi che dissimulare la presenza del fotografo sia di estrema importanza per fotografare principalmente le persone, almeno nei Stati occidentali. Allora, il sito di fotocolombo ci propone questa marca sconosciuta a tutti della quale vi giro il link. Potete vedere, cliccando sulle borse, un video di presentazione del prodotto. Notevole se consideriamo gli altri prodotti similari ma con il blasone del nome che fa lievitare i costi. Guardate, sicuramente rimarrete interessati.

http://www.fotocolombo.it/shop/index.php?content=category&idCategory=1386&language=it

Il sito ufficiale.

http://www.onabags.com/

lunedì 19 novembre 2012

L'immagine Icona

Una nuova dimensione per l'immagine Icona

Testo e foto di Fabrizio Cimini


Di solito quando si vedono le riviste patinate che illustrano siti e città, ci viene proposta una visione stereotipata con l'immagine ufficiale del luogo da visitare. Succede spesso che tutti i fotografi e turisti muniti di macchina fotografica, una volta vista quell'immagine, tentino di copiarla. Anche nell'opinione pubblica quel tipo di immagine la rapporta esclusivamente a quel luogo, riconoscendolo poi fra mille.  E' impossibile scambiare, ad esempio, una città con un'altra se nell'immaginario collettivo si è radicata la visione della skyline rappresentata da un'immagine identificabile tra migliaia. In questo caso l'immagine che determina la distinzione del luogo si evolve e diviene un'Icona.  Allora la skyline di Torino, con la Mole Antonelliana, sarà molto diversa dalla skyline di Firenze con il suo Duomo di Santa Maria del Fiore. Questa evidente differenza fa si che, grazie all'immagine iconizzata, tutti sono in grado di distinguere le due città in maniera univoca senza pronunciarne il nome. Però, come spesso accade, un fotografo accorto ed esperto prova a superare quella foto icona tentando l'approccio ad una visione diversa e più raffinata di quella da tutti riconosciuta. Praticamente si impegna ad evolvere l'immagine concettualizzandola secondo un suo gusto e un suo stile. Grazie a questa incessante ricerca, la fotografia nutre nuove emozioni che incideranno sulla visione dell'osservatore educando e ampliando i sui varchi visivi.


Lucca. 

Lucca è una città bomboniera, con una vita sociale molto frizzante. La sua immagine Icona è la Piazza dell'anfiteatro che, come si può osservare, è fotografabile per intero solo dall'alto, cioè da un'elicottero. Appena arrivato domando se da qualche torre è possibile avere una visione dall'alto sulla piazza, ma non trovo conferma. Mi avvio dunque mestamente verso la zona e, un volta arrivato, effettivamente mi sembra di essere in un anfiteatro. Capito però nel momento sbagliato: c'era una fiera dei fiori e all'interno della piazza c'erano tendoni che rovinavano la visione globale del posto. Provai, tentai, cercai uno spunto che potesse dare la sensazione di magnificenza di questa meravigliosa piazzetta. Niente. Poi, alla fine, quando andai via, ripassai per dove ero entrato, mi voltai girando la testa e... vidi la mia immagine Icona di Lucca.


Immagine Icona classica (presa da internet per capire l'esempio).



Lucca, Piazza dell'Anfiteatro dal mio punto di vista.



Firenze

Dopo l'incanto del Duomo al suo interno, mi riversai al suo esterno. Tentai di trovare la mia immagine Icona ben conscio dell'arduo compito in quanto fotografare Firenze nel suo punto più turisticizzato è impresa ardua. Infatti frotte di turisti e fotografi di ogni sorta scattano fotografie a più non posso e, sempre con spirito costruttivo, pensai che si dovevo fare qualcosa di diverso che si avvicinasse al mio modo di vedere, ma che probabilmente qualcuno aveva già scattato la mia stessa foto. Provai in mille modi, salendo sul campanile del Duomo, con i riflessi sulle vetrine, dall'interno dei negozi, insomma, alla fine le foto fatte mi sembravano deboli e prive di sostanza. Andai allora alla galleria degli Uffizi, visitai tutto il museo fino ad arrivare al bar interno che aveva un'ampio balcone nel quale faceva servizio esterno ai tavoli. Molti turisti fotografarono, anche io nella speranza di avere la mia foto, ma... niente. Ad un certo punto andai al wc, ma non ci arrivai subito perché dall'interno, davanti ai miei occhi, si  rivelò magicamente la mia ricercata immagine e scattai vorticosamente.


Firenze con la sua Skyline iconizzata (immagine di esempio presa su internet a caso).



Firenze dal mio punto di vista.

martedì 13 novembre 2012

Trasparenze urbane

Il soffice avvolgimento delle trasparenze nel continuo transito della vita

Foto di fabrizio Cimini

Cugina stretta dei riflessi, la trasparenza dona ai soggetti una velata visione della loro esistenza. Le persone quindi sono difese nell'intimità da un muro di vetro, dove fluttua la loro consistenza in un rimando tra riverberi di luce e riflessi. L'incidere quasi esclusivo di un'istante, fa poi si che quello appena visto si sciolga nella frazione di un momento come si era creato in precedenza. Avanti dunque, fino alla prossima trasparenza, nel continuo transito della vita.

Si potevano fare fotografie di vario modo sul concetto dato sulle trasparenze. Infinite soluzioni si potevano trovare escludendo l'ovvio. Ma proprio l'ovvio, per ironia della sorte, è difficile fotografare, perché ci si deve elevare fotograficamente ad un più alto livello in confronto alla massa omogenea nella quale finiscono immagini di questo tipo. La ricerca dei luoghi dove trovare ispirazione è stata di estrema importanza per la continuità dei risultati. Trovare poi gli spunti visivi che si aggancino tra essi, come pezzi di un puzzle che, se ben composti, creano un'immagine finale omogenea. Poco importa qui l'attrezzatura. Poco importa qui la bravura nell'indovinare l'esposizione. Importa invece saper vedere, attendere l'istante adatto, elaborare  e ricercare la continuità tra gli scatti. Quattro sole immagini per spiegare l'argomento non sono tante, ma per comprendere l'andamento di un'idea credo siano sufficienti. 

Immagini scattate a Roma, nella stazione Tiburtina e nella stazione Ostiense.












domenica 11 novembre 2012

Nikon D600

Vediamo cosa c'è al suo interno

Di Fabrizio Cimini

Vi propongo un link dove potrete ammirare l'interno di una fiammante Nikon D600 dal costo di oltre 2.000,00 €.

http://www.ifixit.com/Teardown/Nikon+D600+Teardown/10708/

Il Maggiolone

L'automobile come arredo urbano

Foto di Fabrizio Cimini


Era il mese di Dicembre 2010, passeggiavo sul litorale di Ostia del Comune di Roma. Il mio proposito era fotografare sulla falsariga del pensiero di Luigi Ghirri. Avevo con me una attrezzatura minimale ma non essenziale: una reflex e due obiettivi. Ad un certo punto mi imbattei in questa scena. Quello che mi incuriosì era si il maggiolino della WW, ma ancor più l'accostamento dei colori, la palma e le linee del palazzo che, a stima, era di un'architettura degli anni 70 e sembrava andare d'accordo con l'età dell'autovettura. Dopo un'analisi della situazione decisi di fare questa foto. La foto, semplice nella struttura dell'inquadratura, mostra una pulizia di insieme ed una razionalità degli spazzi occupati dagli oggetti. Infine l'umiltà di questa  immagine credo che sia il suo vero punto di forza. Se poi assomiglia o meno al pensiero del Maestro Ghirri, bé, lo lascio decidere all'osservatore.

Ad un certo punto svariai sul tema e mi misi a fare fotografie ravvicinate delle linee dell'autovettura. Poco dopo si formò una piccola quantità di individui incuriositi. Non più di 4, 5 persone che, tra tutti, uno che si avvicinava pian piano. Era il padrone della macchina. Poi ruppe gli indugi e mi disse se mi piaceva l'automobile. Gli risposi certo che sì, allora mi disse che se mi interessava avrebbe preso le chiavi per farmela vedere e, se volevo, me l'avrebbe ceduta. Mi fece poi notare che era tutta originale, compresa la ruggine, perché la carrozzeria della macchina era tutta di lamiera, "mica di plastica come quelle di oggi" aggiunse. Intanto dalla finestra del palazzo, su un balconcino, si erano affacciate nel frattempo due donne di cui una che mi indicava. Poi le macchine che passavano sembravano rallentare in prossimità di dove mi ero fermato io a fare le fotografie e i passeggeri mi scrutavano. Anche qualche ciclista e i passanti avevano occhiato la situazione. Insomma, come spesso mi accade, avevo movimentato la giornata delle persone che incuriosite erano attratte non dalla macchina fotografica, ma dal fatto che vedevano un comportamento diverso dal solito quale il fotografo assume. Morale della favola, smisi di fotografare per eccesso di curiosi, dissi al proprietario della macchina che aveva un cimelio tra le mani ma che non mi interessava l'acquisto, mi congedai dal gruppetto di comari con un sorriso e me ne andai, ma oramai avevo l'immagine della giornata che vi mostro.






martedì 6 novembre 2012

Canon USM 24-70L IS f4 - Considerazioni

Quale strategia insegue Canon?

Di Fabrizio Cimini

Con l'uscita di questa nuova "creatura" di Canon, ci si indirizza verso una domanda: perché questa strategia industriale? Dopo l'uscita del 24-70L f2,8, un vero e proprio mostro con diametro filtri da 82mm, molte domande sui perché non lo hanno realizzato con la tecnologia della stabilizzazione serpeggiava tra i Canonisti. Indubbiamente era la strada giusta, cioè era lo sviluppo naturale del vecchio modello che si evolveva. Non è andata così. Le risposte di facciata sono state le più svariate, come quella che recitava di una inutile stabilizzazione in quanto l'obiettivo aveva una moderata escursione ottica ed era f2,8. Sicuramente la considerazione più accettabile. Detto questo, molti fotografi hanno annuito e hanno appoggiato la tesi descritta. Ora Canon esce con questo modello fotocopia, stabilizzato ed f4. Ora, in una parola, "perché"? Aveva allora attinenza una riedizione del 24-105 migliorata, magari con una rivisitata della focale 24 che distorce ai bordi, un'allungamento alla focale da 105 a 120mm e un rapporto macro più spinto. Ecco cosa ci si aspettava da Canon. Invece è andata in maniera opposta. I prezzi dei nuovi modelli, poi, sono vertiginosamente aumentati e, se si considera la percentuale di aumento dall'introduzione dell'euro, possiamo dire che sono quasi triplicati. Il tuttofare Canon con probabilità avrà il tempo contato in favore di una strategia che vede l'accoppiata 24-70L IS f4 e il 70-200L IS f4 che, secondo i strateghi Canon, è più naturale ed attinente per i fotografi. In una visione specifica probabilmente è vero. In un'altra visione aspecifica, molte persone dovranno, in futuro, acquistare 2 obiettivi con il doppio della spesa e il doppio del peso per avere la focale per il ritratto, ad esempio, come per la fotografia di reportage. Si distrugge una via per inserirsi in un'altra che, a ben vedere, innesca un businnes a totale ed esclusiva convenienza della Canon con la buona pace di chi si troverà nella necessità di avere un tuttofare e non vuole investire in un 70-200.  Il nuovo 24-70 stabilizzato costerà di più del 24-105 stabilizzato, quindi costo maggiorato, meno materiale venduto e caratteristiche similari. Ottimo no?  



Canon EF 24-105L f4 USM IS




Canon EF 24-70L f4 USM IS


lunedì 5 novembre 2012

Nuova Nikon D5200

Le caratteristiche della nuova e prossima Nikon che riempirà i scaffali di tutta Italia

Di fabrizio Cimini


Questa settimana Nikon annuncia la nuova  fotocamera reflex digitale D5200 .  Non sono sicuro se l'annuncio ufficiale sarà il 6 novembre o il 7. Anche in questo caso ci sono le attese specifiche della D5200 che sostituirà la vecchia D5100:
  • Userà lo stesso 24MP in formato DX sensore CMOS
  • EXPEED 3 processore (come nel D3200)
  • ISO range: 100-6,400 (espandibile fino a 25.600, D3200 potrebbe andare solo fino a 12.800)
  • 2.016 pixel RGB sensore di misurazione (come la D600, la D3200 ha un sensore RGB da 420 pixel)
  • Velocità di scatto continuo: 5 fps (la D3200 potrebbe fare solo 4 fps)
  • LCD ad angolazione variabile schermo (3 ", 921k punti)
Sono Nikon D5200 Nikon D5200 domani l'annuncio


Read more on NikonRumors.com: http://nikonrumors.com/2012/11/05/nikon-d5200-announcement-tomorrow.aspx/#ixzz2BO4PYhlJ

Canon EF 24-70L f4 IS

Il nuovo tuttofare Canon stabilizzato

Di Fabrizio Cimini

Era nell'aria da tempo, ora è in dirittura di arrivo. Il nuovo e futuro tuttofare della Canon equipaggerà le nuove reflex Canon già a partire dalla neonata 6D. In molti chiedevano questa lente stabilizzata. Tutti credevano che fosse l'f2,8. Invece Canon fa il bis. Si annuncia inoltre il 35 f2 IS che uscirà a breve e che completerà la terna 24 - 28 - 35mm IS, ma che non saranno di serie L, cioè la linea professionale della Canon. I prezzi saranno ovviamente maggiori dei predecessori.


EF24-70mm F4L IS USM

EF 24-70 f/4L IS

  • 15 elementi in 12 gruppi, due lenti asferiche, obiettivo configurato con 2 lenti UD
  • 9-lamelle per un diaframma circolare
  • Resistente agli agenti atmosferici
  • Full-time messa a fuoco manuale
  • È possibile passare alla modalità macro, alla fine teleobiettivo
  • Distanza minima di messa a fuoco 0,2 m, 0,7 volte il massimo ingrandimento
  • Hybrid IS Image Stabilizer
  • 77 millimetri la dimensione del filtro
  • Peso 600g, lunghezza 93 millimetri, 83,4 millimetri di diametro
  • Pubblicato a metà dicembre
EF 35 mm f / 2 IS

EF 35 f / 2 IS

  • 10 elementi in 8 gruppi, la struttura lente è in vetro stampato lente asferica
  • 8-lama circolare diaframma
  • 4 Stop IS
  • Motore AF USM ad anello, messa a fuoco manuale
  • 67 millimetri dimensione del filtro
  • Peso 335g, lunghezza 62,6 millimetri, 77,9 millimetri di diametro
  • Rilasciato all'inizio di Dicembre 2012
Fonte http://www.canonrumors.com/

Alcune notizie relative a CANON EOS 6Dhttp://www.dpreview.com/previews/canon-eos-6d/

Town Church Photography

Fotografia degli edifici di culto

Foto di Fabrizio Cimini


Come poterla descrivere e coniare se non "Fotografia degli edifici di culto" quel genere di immagini che incuriosisce i fotografi senza capirne il motivo,  senza seguirne il filone, senza intuire la metodologia artistica ed evolutiva?  Probabilmente tutti, o quasi, i fotografi sono attirati inconsapevolmente da questi edifici grazie alla loro architettura, a volte storica ed artistica ma altre estremamente moderna ed esasperata, e alla sacralità delle cose che emana. Fare questo genere di fotografia è a volte complicato per via dei molti vincoli da superare, tra tutti il diniego di operare fotograficamente dentro una Chiesa. Anche gli atti liturgici a volte è, comprensibilmente aggiungo, difficoltoso fotografare. Il rispetto poi qui è appropriato, e anche questo ulteriore scalino va considerato prima che superato. Insomma, a chi si avvicina a questo genere di fotografia deve mettere in conto le difficoltà, i divieti e l'insuccesso. Però, in molte occasioni, il buon senso e un po di destrezza aiutano a superare qualche ostacolo. Molti i trucchetti da inventare e da pianificare all'uopo.

Avere la capacità di cogliere l'attimo fuggente, di superare il divieto grazie ad un piccolo diversivo, o chiedere con umiltà il semplice permesso a fotografare si rivelano efficienti. Tutto questo però non si acquisisce con una manciata di volte che si va a fotografare edifici di culto, ma si impara con il tempo, sulla propria pelle direi. Bisogna innanzi tutto accettare la possibilità che in un determinato momento o in un certo luogo è impossibile fotografare. I divieti posti all'esterno degli edifici lo esprimono chiaramente. I divieti sono dovuti a due fattori: il primo è che devono vendere fotografie e opuscoli e se tutti fanno foto questa voce di entrate scompare dal registro delle entrate, e poi il diniego si deve anche all'ortodossia religiosa che recita la sua parte in quanto luogo di culto e ammirazione per il Divino. D'accordo diremo noi, ma per qualche foto di certo non si danneggia nessuno. Infatti sono due punti discordanti, equidistanti e agli estremi, ma tanto è. Il peggio è sempre però per chi si ritiene più danneggiato: per il fotografo che umiliato da tali atteggiamenti non fotografa, per il luogo di culto che allontana i fotografi per meri interessi. Io, dal mio canto, inizialmente ribattevo su alcuni punti con il guardiano di turno che mi impediva di fotografare, poi con il tempo ho imparato e ho cambiato il mio modo di pensare e atteggiamento verso questo genere fotografico. Oggi faccio spallucce a tali divieti, non compro comunque le loro foto, non lascio la mia offerta, se esiste un libro esprimo un mio disappunto, non ascolto la loro messa e neanche entro. Perché ostinarsi? Oggi ci sono edifici di culto che, lungimiranti, permettono ai fotografi di esprimersi e questo a loro indubbio beneficio. Basti pensare che io oggi posterò alcune foto di chiese che mi hanno permesso di fotografare liberamente e ne citerò i loro nomi. Consiglio poi una visita e, se si vuole, un'offerta almeno pari al costo di un paio di cartoline. Alcuni dei lettori di questo Blog, poi andranno e riferiranno ad altre persone le quali poi andranno e poi... Si innesca così un circolo infinito a beneficio della lungimiranza dei custodi delle strutture di culto. 

Parliamo di fotografia ora. Di solito sono le architetture che mi incuriosiscono. A volte quelle interne sono particolarmente più incisive delle esterne, le quali, come un anonimo involucro, contengono a mo di scrigno le forme, le linee e le curve delle strutture. Ora, ognuno si sofferma su quello che vuole, ma, a parte l'ovvio, mettete in risalto questo aspetto delle strutture, delle luci, degli atti delle persone, la ripetitività degli elementi e dei chiaro scuri. La gestione della luce esistente è poi di estrema importanza. Lavorare in manuale, con lettura spot in quei casi estremi di luminosità. Attenzione ai bordi dell'immagine, essendo luoghi di culto le persone si muovono repentinamente alla ricerca di un loro raccoglimento in preghiera. In questo genere di fotografia si deve essere il più razionali possibile con le inquadrature, ed una volta intuita la possibilità di fare qualche scatto creativo, come un panning ad esempio, perché no, fatelo. Ma i fattori che superano tutti però sono altri. Cercate di essere discreti, non brandite le vostre reflex in maniera vistosa, ma camuffatevi tra i normali fedeli attenendovi ad un'atteggiamento sobrio. Non portate penzoloni la reflex al collo, ma cercate di tenerla nascosta sottobraccio. Non infastidite le loro preghiere. Ricordate che in una chiesa lo scatto della reflex è rumoroso e questo attira verso di voi attenzioni. Pertanto scatti a raffica o comunque ripetitivi allo stesso soggetto sono sconsigliati. Attendete il momento giusto per lo scatto, non ricercatelo ossessivamente, altrimenti vi porrete al centro dell'attenzione e smarrirete l'effetto ricercato. Quindi sobrietà, razionalità, discrezione e camuffamento sono i veri artefici dello scatto perfetto, più della vostra capacità fotografica. In ultimo vi consiglio di non armeggiare con la vostra attrezzatura cambiando obiettivi ripetutamente in mezzo ai corridoi centrali, tra i fedeli in raccoglimento  o in prossimità dei punti cardine votivi, o men che mai usare il flash sconsideratamente, ma, al contrario, dovrete abituare la visione ad osservare la scena per decidere a priori quale ottica usare. Se possibile, non usate ottiche troppo grandi o appariscenti come i "bianchi" Canon, o eccessive e voluminose reflex o, peggio ancora, due reflex al collo, altrimenti rassomiglierete troppo ad uno sfavillante e opulento fotografo e correrete il rischio di essere messi alla porta da un solerte guardiano. 


Chiesa San Paolo fuori le Mura - Roma - Italia.














Chiesa Don Bosco - Roma - Italia.











venerdì 2 novembre 2012

L'accento rosso

Il colore preferito dai fotografi

Foto di Fabrizio Cimini



Il Rosso, a volte capita trovarlo inaspettatamente e quando vorresti fotografarlo non ti capita mai. Fatto tesoro di questa regoletta aurea, tutte le volte che mi capita osservare situazioni in cui il colore rosso è predominante o parte importante di una scena, lo fotografo a prescindere. Avere una buona immagine con il colore rosso, probabilmente quello preferito dai fotografi, mi mette sempre di buon'umore. L'immagine che vi mostro ha nel colore rosso del pulsante, il perno centrale dell'immagine. Il pulsante rosso però da solo sarebbe insignificante. Ottimo rafforzamento allora è il filo, che si estende con dolci curve dalla punta estrema in alto a sinistra fino a congiungersi con il pulsante. Il filo dona l'illusione che il pulsante è collegato a un qualche cosa, qualsiasi cosa, a piacimento dell'osservatore. A me, quando ho eseguito lo scatto, mi dava la sensazione che il pulsante era attaccato ad una forma di vita che poteva vivere o finire a seconda di come si schiacciava il pulsante rosso che inconsciamente, tra l'altro, ci ricollega ad un fattore di attenzione. In effetti esso fungeva da interruttore a tempo che faceva accendere delle lampade, ed effettivamente donava o toglieva vita ad esse.  In un certo senso sembra quasi avere una sorta di potere decisionale latente sulle cose, cioè farle esistere o meno a nostro piacimento. Il tutto faceva parte di un'opera artistica ripresa nel museo di arte contemporanea e moderna MART di Rovereto in Trentino. Scatto realizzato nel 2010.