martedì 15 gennaio 2013

Il viizietto

Quando rubare equivale a trovare

Testo di Fabrizio Cimini

Chilometri di parole scorrono sul tema "dell'acchiappo" facile. Rubare le immagini fotografiche altrui, oltre che essere vietato, è la peggiore nefandezza che commette un'individuo a corto di idee e di capacità. Conosco persone che prendono a gratis tutto quello che trovano in rete e ridono delle loro malefatte. Ma le fotografie non sono come la musica, i film o i programmi, se le prendi vuol dire che poi le mostri, sotto qualsiasi aspetto diciamo. L'autore delle immagini probabilmente non si accorgerà subito, ma potrebbe incappare in qualche sua foto prelevata senza il permesso dovuto. A quel punto potrebbe scattare un'esposto alla Procura della Repubblica per il dolo arrecato. Il resto è facilmente immaginabile, compreso l'effetto risarcitorio. Questo vizietto di rubare scambiandolo con il trovare è quasi sintomatico per la razza umana, ma errare umano è, perseverare mica tanto. Per questo motivo, a scanso equivoci, prego chi fosse interessato a qualche mia immagine di contattarmi alla mie email fabercim@alice.it Forse in questo modo si eliminerebbero i fastidi alla radice per tutti. Grazie.

Lastre di vetro

Quando un fotografo viene ispirato dalle linee del vetro

Testo e Foto di Fabrizio Cimini


Trovai tempo fa una location piena zeppa di lastre di vetro sospeso: era una serra in vetro in disuso. Ci tornai più tardi per fare una prima conoscenza con la serra. Dire pericolosa è poco. Tutto intorno era pieno di lastre di oramai fragilissimo vetro sovente spaccato con pezzi pendenti. Camminai dentro il pancione vetrato della serra facendo attento a dove mettevo i piedi perché era disseminato di vetri rotti. Dall'alto le schegge di vetro penzoloni minacciavano la mia testa. Quando poi tirava una soffiata di vento, esso sibilava tra le fessure create dai vetri scheggiati facendomi spaventare ad ogni udibile scricchiolio. Il mio pensiero era il pericolo che veniva dall'alto, minaccioso e silenzioso. Inoltre mi sopraggiunse un ulteriore timore: la sorpresa di qualche malintenzionato. La serra non aveva seconde vie di uscita, quando entrati si rimaneva dentro senza vie di fuga. Ero solo, armato della mia fiducia e della mia reflex. Iniziai le riprese scattando con un occhio attaccato al mirino e l'altro guardingo sul resto. Ogni mia azione poteva provocare una reazione incontrollata del vetro. Silenziosamente mi spostavo, con passo felpato ma deciso. Verso la fine, una timida goccia di sudore scorreva la mia fronte: un cacciatore sparava ad una ventina di metri da me. A quel punto barcollai, dovevo stare attento al vetro, ai malintenzionati e a qualche fucilata errante. Uscii dalla serra umido di sudore e con qualche scatto che vi propongo.






















mercoledì 9 gennaio 2013

L'era del cavalletto

Quando il cavalletto era considerato un "necessorio"

Testo di Fabrizio Cimini


Ho iniziato a fotografare con un trespolo senza marca, acquistato usato di quarta mano o forse quinta perché chi me lo ha venduto ha probabilmente barato pur di sbarazzarsene. Me lo fece pagare nei mitici (per me) anni 80, 30.000 £. L'Euro era allora molto lontano, ma i 30 verdoni erano tantini. Mi feci abbindolare e lo acquistai. Era un cavalletto con testa video incorporata, leggerissimo per allora in quanto era costruito con zampe di alluminio. Questa sua leggerezza era però fonte di macabre vibrazioni. Però mi piaceva e mi faceva sentire un vero fotografo. Con lui ho mosso i miei primi passi e mi ha insegnato molto, molto più dei 30 verdoni spesi per accaparrarmelo, anche se non c'era la fila. Me lo hanno rubato. Lo ritrovai poi in una scarpata più avanti tutto storto ed attorcigliato: ai ladri probabilmente il mio "Billy" non piacque. Oggi però lo ricordo con simpatia, in fondo è stato la mia prima fiamma. Successivamente presi però un mastodontico Manfrotto 055 per distruggere le fastidiose vibrazioni, accidenti a loro. Pagato un botto, mi fece capire subito che la fotografia statica a 50 ISO era tutt'altra cosa. Credo che io sia stato il primo nei miei dintorni ad acquistarlo, forse perché il più coraggioso. Pesava da bestia, la testa, costosa anch'essa, a tre movimenti, la famosa #029 MK2, aggiungeva il suo memorabile peso. Credo che, accessoriato ovviamente, il tutto pesava circa 5Kg. Quando lo portavo in montagna, ebbene si, mi sbilanciava e mi faceva schiattare. A dir la verità mi faceva schiattare anche su una strada piana. Però, rimaneva massiccio una volta aperto e i tremolii con lui erano inesistenti. Con la "bestia" ci lavorai per molto tempo e mi tolse delle soddisfazioni al di sopra delle mie aspettative: infallibile. Oggi ancora è nel mio armamentario disponibile e pronto all'uso. Ma come sapete il tempo passa e l'età avanza. Presi allora sempre Manfrotto, ma il modello 190 XB e ci misi sopra la testa a sfera leggera dell'omonima casa, la 496 RC2. Il peso è sceso molto, tutto più trasportabile, sempre una buona qualità di resistenza per usi generici, oggi il mio preferito e dal costo contenuto... diciamo. Però, paragonandolo alla "Bestia"... perde un pochino... sempre diciamo. Con il cavalletto mi sono costruito le mie capacità e qualità fotografiche, perché quando io lo usavo, altri no, quando io ho imparato ad usare quello pesante, altri usavano quello più leggero che esisteva sul mercato, ora, che uso quello leggero, altri usano le alte sensibilità delle reflex. Le cose però sono come sempre relative, infatti, a meno che non usiate lunghi tele o strumentazioni pesanti, sembra definirsi la nuova regola all'orizzonte di un domani: eliminare del tutto il cavalletto grazie alle nuove alte sensibilità e al basso rumore delle reflex. Si fotografa oramai di notte a mano libera, complice anche la stabilizzazione degli obiettivi, le aperture sempre più ampie degli obiettivi, alle impugnature reflex sempre più ergonomiche, all'impugnatura della reflex improntata all'annullamento delle vibrazioni (farsi un giro su youtube) e ai mirabolanti software per la riduzione del "rumore", ieri conosciuto come "grana" per le pellicole. Insomma, il cavalletto, da sempre un "necessorio", probabilmente in futuro sarà considerato dalla massa dei fotografi come un noioso accessorio, grazie anche poi, in ultimo, alle nuove tendenze fotografiche che imperano e che dettano le nuove e semplificate regole: fotografare tutto e subito, velocemente, rapidamente e liberamente, con la leggerezza degli strumenti che promettono la luna con l'agilità di una gazzella. Infatti il sogno di molti si avvera: avere le spalle libere dall'obsoleto e pesante cavalletto in barba, ma con un sussurro, alla qualità delle immagini a 50 ISO scattate di notte. Benvenuti allora i 12.800 ISO... e giorno fù. 

Nuovo Sigma?

All'orizzonte aleggia sulla concorrenza il nuovo Sigma 120/300 f 2,8

Testo di Fabrizio Cimini

Su il sito americano di Canon Rumors http://www.canonrumors.com/ compare il nuovo obiettivo Sigma che impensierirà la produzione di ottiche originali delle varie case, tra cui Canon con l'oramai famoso 100/400 mm f 4,5 - 5,6. Mostro intanto una prima immagine ripresa sempre dall'omonimo sito.


Questo obiettivo, ovviamente, è definito "ad alte prestazioni". Da Sigma c'è da aspettarselo che possa essere di qualità, anche perché la sua linea ultima eccelle in più di qualche occasione. E' HSM, cioè ad ultrasuoni, e OS, cioè stabilizzato. La sua duttilità è facilmente immaginabile, infatti è considerato un'obiettivo sportivo, quasi al pari delle ottiche fisse. Altre caratteristiche importanti sono: resistente agli spruzzi d'acqua e alla polvere, aggiornamento USB firmware SIGMA Optimization PRO e diaframma a 9 lamelle per ottimizzare lo sfuocato. 

Nel frattempo della sua discesa in campo, sempre su Canon Rumors, riporto il suo costo di 3.500 $ americani circa. Indubbiamente meno delle ottiche originali dai costi esorbitanti e dall'unica focale di 300 mm. Utile anche per i fotografi paesaggisti e naturalistici.