martedì 15 gennaio 2013

Lastre di vetro

Quando un fotografo viene ispirato dalle linee del vetro

Testo e Foto di Fabrizio Cimini


Trovai tempo fa una location piena zeppa di lastre di vetro sospeso: era una serra in vetro in disuso. Ci tornai più tardi per fare una prima conoscenza con la serra. Dire pericolosa è poco. Tutto intorno era pieno di lastre di oramai fragilissimo vetro sovente spaccato con pezzi pendenti. Camminai dentro il pancione vetrato della serra facendo attento a dove mettevo i piedi perché era disseminato di vetri rotti. Dall'alto le schegge di vetro penzoloni minacciavano la mia testa. Quando poi tirava una soffiata di vento, esso sibilava tra le fessure create dai vetri scheggiati facendomi spaventare ad ogni udibile scricchiolio. Il mio pensiero era il pericolo che veniva dall'alto, minaccioso e silenzioso. Inoltre mi sopraggiunse un ulteriore timore: la sorpresa di qualche malintenzionato. La serra non aveva seconde vie di uscita, quando entrati si rimaneva dentro senza vie di fuga. Ero solo, armato della mia fiducia e della mia reflex. Iniziai le riprese scattando con un occhio attaccato al mirino e l'altro guardingo sul resto. Ogni mia azione poteva provocare una reazione incontrollata del vetro. Silenziosamente mi spostavo, con passo felpato ma deciso. Verso la fine, una timida goccia di sudore scorreva la mia fronte: un cacciatore sparava ad una ventina di metri da me. A quel punto barcollai, dovevo stare attento al vetro, ai malintenzionati e a qualche fucilata errante. Uscii dalla serra umido di sudore e con qualche scatto che vi propongo.






















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