mercoledì 9 gennaio 2013

L'era del cavalletto

Quando il cavalletto era considerato un "necessorio"

Testo di Fabrizio Cimini


Ho iniziato a fotografare con un trespolo senza marca, acquistato usato di quarta mano o forse quinta perché chi me lo ha venduto ha probabilmente barato pur di sbarazzarsene. Me lo fece pagare nei mitici (per me) anni 80, 30.000 £. L'Euro era allora molto lontano, ma i 30 verdoni erano tantini. Mi feci abbindolare e lo acquistai. Era un cavalletto con testa video incorporata, leggerissimo per allora in quanto era costruito con zampe di alluminio. Questa sua leggerezza era però fonte di macabre vibrazioni. Però mi piaceva e mi faceva sentire un vero fotografo. Con lui ho mosso i miei primi passi e mi ha insegnato molto, molto più dei 30 verdoni spesi per accaparrarmelo, anche se non c'era la fila. Me lo hanno rubato. Lo ritrovai poi in una scarpata più avanti tutto storto ed attorcigliato: ai ladri probabilmente il mio "Billy" non piacque. Oggi però lo ricordo con simpatia, in fondo è stato la mia prima fiamma. Successivamente presi però un mastodontico Manfrotto 055 per distruggere le fastidiose vibrazioni, accidenti a loro. Pagato un botto, mi fece capire subito che la fotografia statica a 50 ISO era tutt'altra cosa. Credo che io sia stato il primo nei miei dintorni ad acquistarlo, forse perché il più coraggioso. Pesava da bestia, la testa, costosa anch'essa, a tre movimenti, la famosa #029 MK2, aggiungeva il suo memorabile peso. Credo che, accessoriato ovviamente, il tutto pesava circa 5Kg. Quando lo portavo in montagna, ebbene si, mi sbilanciava e mi faceva schiattare. A dir la verità mi faceva schiattare anche su una strada piana. Però, rimaneva massiccio una volta aperto e i tremolii con lui erano inesistenti. Con la "bestia" ci lavorai per molto tempo e mi tolse delle soddisfazioni al di sopra delle mie aspettative: infallibile. Oggi ancora è nel mio armamentario disponibile e pronto all'uso. Ma come sapete il tempo passa e l'età avanza. Presi allora sempre Manfrotto, ma il modello 190 XB e ci misi sopra la testa a sfera leggera dell'omonima casa, la 496 RC2. Il peso è sceso molto, tutto più trasportabile, sempre una buona qualità di resistenza per usi generici, oggi il mio preferito e dal costo contenuto... diciamo. Però, paragonandolo alla "Bestia"... perde un pochino... sempre diciamo. Con il cavalletto mi sono costruito le mie capacità e qualità fotografiche, perché quando io lo usavo, altri no, quando io ho imparato ad usare quello pesante, altri usavano quello più leggero che esisteva sul mercato, ora, che uso quello leggero, altri usano le alte sensibilità delle reflex. Le cose però sono come sempre relative, infatti, a meno che non usiate lunghi tele o strumentazioni pesanti, sembra definirsi la nuova regola all'orizzonte di un domani: eliminare del tutto il cavalletto grazie alle nuove alte sensibilità e al basso rumore delle reflex. Si fotografa oramai di notte a mano libera, complice anche la stabilizzazione degli obiettivi, le aperture sempre più ampie degli obiettivi, alle impugnature reflex sempre più ergonomiche, all'impugnatura della reflex improntata all'annullamento delle vibrazioni (farsi un giro su youtube) e ai mirabolanti software per la riduzione del "rumore", ieri conosciuto come "grana" per le pellicole. Insomma, il cavalletto, da sempre un "necessorio", probabilmente in futuro sarà considerato dalla massa dei fotografi come un noioso accessorio, grazie anche poi, in ultimo, alle nuove tendenze fotografiche che imperano e che dettano le nuove e semplificate regole: fotografare tutto e subito, velocemente, rapidamente e liberamente, con la leggerezza degli strumenti che promettono la luna con l'agilità di una gazzella. Infatti il sogno di molti si avvera: avere le spalle libere dall'obsoleto e pesante cavalletto in barba, ma con un sussurro, alla qualità delle immagini a 50 ISO scattate di notte. Benvenuti allora i 12.800 ISO... e giorno fù. 

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