lunedì 24 dicembre 2012

Auguri di Buone Feste

Grazie per il più bel regalo di Natale fattomi con le vostre oltre 500 visite

Testo di Fabrizio Cimini

Auguro Buone feste a tutti i visitatori di questo blog. Grazie per la vostra compagnia e per il vostro apporto che è lo stimolo che fa girare il mondo. 

Fabrizio Cimini 

martedì 11 dicembre 2012

Centro Direzionale di Napoli

Premiato come miglior Portfolio ex equo a Viterbo dalla FIAF Lazio 2012

Testo e foto di Fabrizio Cimini


Il CD di Napoli è una struttura architettonica a ridosso della stazione ferroviaria centrale. Qui i grattacieli si appropriano dell'aria e le automobili scompaiono sottoterra. Sembra di vivere in un mondo moderno a misura d'uomo. Ho fotografato tutto ciò e presentato un portfolio alla FIAF Lazio, gara Inter-circoli e trofeo Pacifico Spadoni, tramite il mio foto club FCCR di Albano Laziale. Ho incrociato le dita, perché quest'anno i contendenti avevano presentato dei lavori interessanti. Ho accluso alle fotografie anche le mie impressioni che riporto per comprendere anche lo stato d'animo con cui ho vissuto l'esperienza.

    "Arrivo con il treno a Napoli, mi dirigo verso il Centro Direzionale, il complesso architettonico della capitale partenopea. Alzo lo sguardo e respiro un’aria diversa, poi il cielo, i grattacieli, i riflessi dappertutto, riflessi che sembra costruiscano un mondo alternativo. Linee, curve, vetro e poi la forma di ogni cosa, di ogni oggetto: mi rimane difficile sottrarmi a questo fascino irrequieto. Il mio sguardo corre incessante tra le mille sfumature dei  cristalli specchiati. Quando il mio interesse visivo viene catturato da una struttura che regala emozioni, subito da un’altra parte mi sento richiamare e non riesco a star fermo. Rincorro spesso così il mio istinto, ma alla fine la forma mi vince sempre. Scandaglio la zona palazzo per palazzo, comprimo i piani, allargo gli spazi, ricerco il particolare, rincorro lo sguardo  fugace di un luminoso riverbero. Il bagliore del sole, inoltre, si infiltra tra le strutture offrendomi ulteriori suggestioni,  sempre nuove e più forti. Lame di luce laccano i grattacieli, tracciano i palazzi, incidono la strada, segnando così ignoti percorsi dove la mente può spaziare, ricercare e individuare un insolito spunto visivo. Ad un certo punto però allargo le braccia e giro su me stesso per almeno un paio di volte: mi accorgo allora che sono rimasto estasiato e senza parole di fronte alla forza emotiva che emanano le  strutture.  Si è fatto tardi, vado via, per oggi sono esausto di cotanta e fertile bellezza".






















La locandina di "magazzino120", ass. fotografica curatrice della mostra.



A sinistra Mariano Fanini, Presidente del FCCR di Albano Laziale (foto Marcello Rauccio).


L'ambito riconoscimento ufficiale della FIAF.


Altre notizie relative all'evento si possono trovare anche qui:

http://decanosidd.blogspot.it/   (da Mercoledì 12/12/12)

http://www.fccr.it/pageGalleria/FaCi.php

http://www.magazzino120.it/eventi/styled-7/fondimagazzino.html

http://www.tusciaweb.eu/2012/12/walter-selva-alla-quinta-edizione-del-trofeo-pacifico-spadoni/

http://www.fiaf.net/regioni/lazio/?p=19


lunedì 10 dicembre 2012

FCCR Street Life sull'Appia 2012

La mostra collettiva nello spazio espositivo "BreeK"

Testo e foto di Fabrizio Cimini

La Collettiva dei soci del Foto Club Castelli Romani di Albano Laziale in Provincia di Roma del quale io ne faccio parte, come tutti gli anni propone per la chiusura di fine anno, una mostra collettiva di tutti i soci. Quest'anno il tema è stato "Street Life sull'Appia". La vita da strada, palcoscenico naturale delle persone, tenta di dare uno spaccato della vita sociale che si svolge sulla strada Appia che traccia il territorio che va da Roma fino ai castelli Romani. Certamente non è esaustiva vista la mole di informazioni che la strada propone, ma sicuramente è una proposta da sviluppare nel tempo. La Street Life è un genere fotografico che implica l'attesa degli eventi che potrebbero verificarsi dalle attività giornaliere delle persone. Eventi che possono accadere subito, molto tardi o mai. Nella mostra infatti, si nota la presenza del verificarsi di tali eventi. In verità alcuni di essi hanno avuto anche episodi di nuda e cruda vita da strada, perché anche una scazzottata da strada fa parte della vita e che quindi merita di essere raccontata (queste foto, visto il periodo natalizio, non sono però state esposte). Chi ha visto la mostra del 08 e 09/12/2012 allestita nello spazio espositivo BreaK in seno alla sede di Via Cellomaio ad Albano Laziale (RM), si è subito reso conto di quanti episodi accadono giornalmente sotto i propri occhi senza ormai accorgersene più. Forse perché diventano cose comuni, ripetitive e il nostro inconscio le elimina per noia e fa posto alle novità e alle frivolezze che la vita ci propone giornalmente. Allora il compito del fotografo, a volte allontanato ingiustamente perché punta la macchina da ripresa sulle persone, è di vitale importanza, perché, con le sue immagini, permette di fare ordine al caos giornaliero che ci opprime inconsapevolmente, e mantiene vivi i ricordi nel tempo. Il valore di queste fotografie oggi è basso, ma fra 20 anni avranno un valore storico e molti si riconosceranno nell'epoca in cui sono state scattate le immagini. 






lunedì 26 novembre 2012

Borse fotografiche ONA

Nuove proposte di Borse fotografiche

Testo di Fabrizio Cimini

Eeeh, le Borse Fotografiche. Ecco una nuova proposta della ONA, borse fotografiche di buon livello estetico con un aspetto retrò. Di tutte le taglie e di tutte le misure, si propongono per  proteggere le vostre strumentazioni efficacemente ma con discrezione. Fateci caso, tutte le nuove proposte delle borse fotografiche sono indirizzate alla discrezione, fatto singolare che incuriosisce non poco. Pare quasi che dissimulare la presenza del fotografo sia di estrema importanza per fotografare principalmente le persone, almeno nei Stati occidentali. Allora, il sito di fotocolombo ci propone questa marca sconosciuta a tutti della quale vi giro il link. Potete vedere, cliccando sulle borse, un video di presentazione del prodotto. Notevole se consideriamo gli altri prodotti similari ma con il blasone del nome che fa lievitare i costi. Guardate, sicuramente rimarrete interessati.

http://www.fotocolombo.it/shop/index.php?content=category&idCategory=1386&language=it

Il sito ufficiale.

http://www.onabags.com/

lunedì 19 novembre 2012

L'immagine Icona

Una nuova dimensione per l'immagine Icona

Testo e foto di Fabrizio Cimini


Di solito quando si vedono le riviste patinate che illustrano siti e città, ci viene proposta una visione stereotipata con l'immagine ufficiale del luogo da visitare. Succede spesso che tutti i fotografi e turisti muniti di macchina fotografica, una volta vista quell'immagine, tentino di copiarla. Anche nell'opinione pubblica quel tipo di immagine la rapporta esclusivamente a quel luogo, riconoscendolo poi fra mille.  E' impossibile scambiare, ad esempio, una città con un'altra se nell'immaginario collettivo si è radicata la visione della skyline rappresentata da un'immagine identificabile tra migliaia. In questo caso l'immagine che determina la distinzione del luogo si evolve e diviene un'Icona.  Allora la skyline di Torino, con la Mole Antonelliana, sarà molto diversa dalla skyline di Firenze con il suo Duomo di Santa Maria del Fiore. Questa evidente differenza fa si che, grazie all'immagine iconizzata, tutti sono in grado di distinguere le due città in maniera univoca senza pronunciarne il nome. Però, come spesso accade, un fotografo accorto ed esperto prova a superare quella foto icona tentando l'approccio ad una visione diversa e più raffinata di quella da tutti riconosciuta. Praticamente si impegna ad evolvere l'immagine concettualizzandola secondo un suo gusto e un suo stile. Grazie a questa incessante ricerca, la fotografia nutre nuove emozioni che incideranno sulla visione dell'osservatore educando e ampliando i sui varchi visivi.


Lucca. 

Lucca è una città bomboniera, con una vita sociale molto frizzante. La sua immagine Icona è la Piazza dell'anfiteatro che, come si può osservare, è fotografabile per intero solo dall'alto, cioè da un'elicottero. Appena arrivato domando se da qualche torre è possibile avere una visione dall'alto sulla piazza, ma non trovo conferma. Mi avvio dunque mestamente verso la zona e, un volta arrivato, effettivamente mi sembra di essere in un anfiteatro. Capito però nel momento sbagliato: c'era una fiera dei fiori e all'interno della piazza c'erano tendoni che rovinavano la visione globale del posto. Provai, tentai, cercai uno spunto che potesse dare la sensazione di magnificenza di questa meravigliosa piazzetta. Niente. Poi, alla fine, quando andai via, ripassai per dove ero entrato, mi voltai girando la testa e... vidi la mia immagine Icona di Lucca.


Immagine Icona classica (presa da internet per capire l'esempio).



Lucca, Piazza dell'Anfiteatro dal mio punto di vista.



Firenze

Dopo l'incanto del Duomo al suo interno, mi riversai al suo esterno. Tentai di trovare la mia immagine Icona ben conscio dell'arduo compito in quanto fotografare Firenze nel suo punto più turisticizzato è impresa ardua. Infatti frotte di turisti e fotografi di ogni sorta scattano fotografie a più non posso e, sempre con spirito costruttivo, pensai che si dovevo fare qualcosa di diverso che si avvicinasse al mio modo di vedere, ma che probabilmente qualcuno aveva già scattato la mia stessa foto. Provai in mille modi, salendo sul campanile del Duomo, con i riflessi sulle vetrine, dall'interno dei negozi, insomma, alla fine le foto fatte mi sembravano deboli e prive di sostanza. Andai allora alla galleria degli Uffizi, visitai tutto il museo fino ad arrivare al bar interno che aveva un'ampio balcone nel quale faceva servizio esterno ai tavoli. Molti turisti fotografarono, anche io nella speranza di avere la mia foto, ma... niente. Ad un certo punto andai al wc, ma non ci arrivai subito perché dall'interno, davanti ai miei occhi, si  rivelò magicamente la mia ricercata immagine e scattai vorticosamente.


Firenze con la sua Skyline iconizzata (immagine di esempio presa su internet a caso).



Firenze dal mio punto di vista.

martedì 13 novembre 2012

Trasparenze urbane

Il soffice avvolgimento delle trasparenze nel continuo transito della vita

Foto di fabrizio Cimini

Cugina stretta dei riflessi, la trasparenza dona ai soggetti una velata visione della loro esistenza. Le persone quindi sono difese nell'intimità da un muro di vetro, dove fluttua la loro consistenza in un rimando tra riverberi di luce e riflessi. L'incidere quasi esclusivo di un'istante, fa poi si che quello appena visto si sciolga nella frazione di un momento come si era creato in precedenza. Avanti dunque, fino alla prossima trasparenza, nel continuo transito della vita.

Si potevano fare fotografie di vario modo sul concetto dato sulle trasparenze. Infinite soluzioni si potevano trovare escludendo l'ovvio. Ma proprio l'ovvio, per ironia della sorte, è difficile fotografare, perché ci si deve elevare fotograficamente ad un più alto livello in confronto alla massa omogenea nella quale finiscono immagini di questo tipo. La ricerca dei luoghi dove trovare ispirazione è stata di estrema importanza per la continuità dei risultati. Trovare poi gli spunti visivi che si aggancino tra essi, come pezzi di un puzzle che, se ben composti, creano un'immagine finale omogenea. Poco importa qui l'attrezzatura. Poco importa qui la bravura nell'indovinare l'esposizione. Importa invece saper vedere, attendere l'istante adatto, elaborare  e ricercare la continuità tra gli scatti. Quattro sole immagini per spiegare l'argomento non sono tante, ma per comprendere l'andamento di un'idea credo siano sufficienti. 

Immagini scattate a Roma, nella stazione Tiburtina e nella stazione Ostiense.












domenica 11 novembre 2012

Nikon D600

Vediamo cosa c'è al suo interno

Di Fabrizio Cimini

Vi propongo un link dove potrete ammirare l'interno di una fiammante Nikon D600 dal costo di oltre 2.000,00 €.

http://www.ifixit.com/Teardown/Nikon+D600+Teardown/10708/

Il Maggiolone

L'automobile come arredo urbano

Foto di Fabrizio Cimini


Era il mese di Dicembre 2010, passeggiavo sul litorale di Ostia del Comune di Roma. Il mio proposito era fotografare sulla falsariga del pensiero di Luigi Ghirri. Avevo con me una attrezzatura minimale ma non essenziale: una reflex e due obiettivi. Ad un certo punto mi imbattei in questa scena. Quello che mi incuriosì era si il maggiolino della WW, ma ancor più l'accostamento dei colori, la palma e le linee del palazzo che, a stima, era di un'architettura degli anni 70 e sembrava andare d'accordo con l'età dell'autovettura. Dopo un'analisi della situazione decisi di fare questa foto. La foto, semplice nella struttura dell'inquadratura, mostra una pulizia di insieme ed una razionalità degli spazzi occupati dagli oggetti. Infine l'umiltà di questa  immagine credo che sia il suo vero punto di forza. Se poi assomiglia o meno al pensiero del Maestro Ghirri, bé, lo lascio decidere all'osservatore.

Ad un certo punto svariai sul tema e mi misi a fare fotografie ravvicinate delle linee dell'autovettura. Poco dopo si formò una piccola quantità di individui incuriositi. Non più di 4, 5 persone che, tra tutti, uno che si avvicinava pian piano. Era il padrone della macchina. Poi ruppe gli indugi e mi disse se mi piaceva l'automobile. Gli risposi certo che sì, allora mi disse che se mi interessava avrebbe preso le chiavi per farmela vedere e, se volevo, me l'avrebbe ceduta. Mi fece poi notare che era tutta originale, compresa la ruggine, perché la carrozzeria della macchina era tutta di lamiera, "mica di plastica come quelle di oggi" aggiunse. Intanto dalla finestra del palazzo, su un balconcino, si erano affacciate nel frattempo due donne di cui una che mi indicava. Poi le macchine che passavano sembravano rallentare in prossimità di dove mi ero fermato io a fare le fotografie e i passeggeri mi scrutavano. Anche qualche ciclista e i passanti avevano occhiato la situazione. Insomma, come spesso mi accade, avevo movimentato la giornata delle persone che incuriosite erano attratte non dalla macchina fotografica, ma dal fatto che vedevano un comportamento diverso dal solito quale il fotografo assume. Morale della favola, smisi di fotografare per eccesso di curiosi, dissi al proprietario della macchina che aveva un cimelio tra le mani ma che non mi interessava l'acquisto, mi congedai dal gruppetto di comari con un sorriso e me ne andai, ma oramai avevo l'immagine della giornata che vi mostro.






martedì 6 novembre 2012

Canon USM 24-70L IS f4 - Considerazioni

Quale strategia insegue Canon?

Di Fabrizio Cimini

Con l'uscita di questa nuova "creatura" di Canon, ci si indirizza verso una domanda: perché questa strategia industriale? Dopo l'uscita del 24-70L f2,8, un vero e proprio mostro con diametro filtri da 82mm, molte domande sui perché non lo hanno realizzato con la tecnologia della stabilizzazione serpeggiava tra i Canonisti. Indubbiamente era la strada giusta, cioè era lo sviluppo naturale del vecchio modello che si evolveva. Non è andata così. Le risposte di facciata sono state le più svariate, come quella che recitava di una inutile stabilizzazione in quanto l'obiettivo aveva una moderata escursione ottica ed era f2,8. Sicuramente la considerazione più accettabile. Detto questo, molti fotografi hanno annuito e hanno appoggiato la tesi descritta. Ora Canon esce con questo modello fotocopia, stabilizzato ed f4. Ora, in una parola, "perché"? Aveva allora attinenza una riedizione del 24-105 migliorata, magari con una rivisitata della focale 24 che distorce ai bordi, un'allungamento alla focale da 105 a 120mm e un rapporto macro più spinto. Ecco cosa ci si aspettava da Canon. Invece è andata in maniera opposta. I prezzi dei nuovi modelli, poi, sono vertiginosamente aumentati e, se si considera la percentuale di aumento dall'introduzione dell'euro, possiamo dire che sono quasi triplicati. Il tuttofare Canon con probabilità avrà il tempo contato in favore di una strategia che vede l'accoppiata 24-70L IS f4 e il 70-200L IS f4 che, secondo i strateghi Canon, è più naturale ed attinente per i fotografi. In una visione specifica probabilmente è vero. In un'altra visione aspecifica, molte persone dovranno, in futuro, acquistare 2 obiettivi con il doppio della spesa e il doppio del peso per avere la focale per il ritratto, ad esempio, come per la fotografia di reportage. Si distrugge una via per inserirsi in un'altra che, a ben vedere, innesca un businnes a totale ed esclusiva convenienza della Canon con la buona pace di chi si troverà nella necessità di avere un tuttofare e non vuole investire in un 70-200.  Il nuovo 24-70 stabilizzato costerà di più del 24-105 stabilizzato, quindi costo maggiorato, meno materiale venduto e caratteristiche similari. Ottimo no?  



Canon EF 24-105L f4 USM IS




Canon EF 24-70L f4 USM IS


lunedì 5 novembre 2012

Nuova Nikon D5200

Le caratteristiche della nuova e prossima Nikon che riempirà i scaffali di tutta Italia

Di fabrizio Cimini


Questa settimana Nikon annuncia la nuova  fotocamera reflex digitale D5200 .  Non sono sicuro se l'annuncio ufficiale sarà il 6 novembre o il 7. Anche in questo caso ci sono le attese specifiche della D5200 che sostituirà la vecchia D5100:
  • Userà lo stesso 24MP in formato DX sensore CMOS
  • EXPEED 3 processore (come nel D3200)
  • ISO range: 100-6,400 (espandibile fino a 25.600, D3200 potrebbe andare solo fino a 12.800)
  • 2.016 pixel RGB sensore di misurazione (come la D600, la D3200 ha un sensore RGB da 420 pixel)
  • Velocità di scatto continuo: 5 fps (la D3200 potrebbe fare solo 4 fps)
  • LCD ad angolazione variabile schermo (3 ", 921k punti)
Sono Nikon D5200 Nikon D5200 domani l'annuncio


Read more on NikonRumors.com: http://nikonrumors.com/2012/11/05/nikon-d5200-announcement-tomorrow.aspx/#ixzz2BO4PYhlJ

Canon EF 24-70L f4 IS

Il nuovo tuttofare Canon stabilizzato

Di Fabrizio Cimini

Era nell'aria da tempo, ora è in dirittura di arrivo. Il nuovo e futuro tuttofare della Canon equipaggerà le nuove reflex Canon già a partire dalla neonata 6D. In molti chiedevano questa lente stabilizzata. Tutti credevano che fosse l'f2,8. Invece Canon fa il bis. Si annuncia inoltre il 35 f2 IS che uscirà a breve e che completerà la terna 24 - 28 - 35mm IS, ma che non saranno di serie L, cioè la linea professionale della Canon. I prezzi saranno ovviamente maggiori dei predecessori.


EF24-70mm F4L IS USM

EF 24-70 f/4L IS

  • 15 elementi in 12 gruppi, due lenti asferiche, obiettivo configurato con 2 lenti UD
  • 9-lamelle per un diaframma circolare
  • Resistente agli agenti atmosferici
  • Full-time messa a fuoco manuale
  • È possibile passare alla modalità macro, alla fine teleobiettivo
  • Distanza minima di messa a fuoco 0,2 m, 0,7 volte il massimo ingrandimento
  • Hybrid IS Image Stabilizer
  • 77 millimetri la dimensione del filtro
  • Peso 600g, lunghezza 93 millimetri, 83,4 millimetri di diametro
  • Pubblicato a metà dicembre
EF 35 mm f / 2 IS

EF 35 f / 2 IS

  • 10 elementi in 8 gruppi, la struttura lente è in vetro stampato lente asferica
  • 8-lama circolare diaframma
  • 4 Stop IS
  • Motore AF USM ad anello, messa a fuoco manuale
  • 67 millimetri dimensione del filtro
  • Peso 335g, lunghezza 62,6 millimetri, 77,9 millimetri di diametro
  • Rilasciato all'inizio di Dicembre 2012
Fonte http://www.canonrumors.com/

Alcune notizie relative a CANON EOS 6Dhttp://www.dpreview.com/previews/canon-eos-6d/

Town Church Photography

Fotografia degli edifici di culto

Foto di Fabrizio Cimini


Come poterla descrivere e coniare se non "Fotografia degli edifici di culto" quel genere di immagini che incuriosisce i fotografi senza capirne il motivo,  senza seguirne il filone, senza intuire la metodologia artistica ed evolutiva?  Probabilmente tutti, o quasi, i fotografi sono attirati inconsapevolmente da questi edifici grazie alla loro architettura, a volte storica ed artistica ma altre estremamente moderna ed esasperata, e alla sacralità delle cose che emana. Fare questo genere di fotografia è a volte complicato per via dei molti vincoli da superare, tra tutti il diniego di operare fotograficamente dentro una Chiesa. Anche gli atti liturgici a volte è, comprensibilmente aggiungo, difficoltoso fotografare. Il rispetto poi qui è appropriato, e anche questo ulteriore scalino va considerato prima che superato. Insomma, a chi si avvicina a questo genere di fotografia deve mettere in conto le difficoltà, i divieti e l'insuccesso. Però, in molte occasioni, il buon senso e un po di destrezza aiutano a superare qualche ostacolo. Molti i trucchetti da inventare e da pianificare all'uopo.

Avere la capacità di cogliere l'attimo fuggente, di superare il divieto grazie ad un piccolo diversivo, o chiedere con umiltà il semplice permesso a fotografare si rivelano efficienti. Tutto questo però non si acquisisce con una manciata di volte che si va a fotografare edifici di culto, ma si impara con il tempo, sulla propria pelle direi. Bisogna innanzi tutto accettare la possibilità che in un determinato momento o in un certo luogo è impossibile fotografare. I divieti posti all'esterno degli edifici lo esprimono chiaramente. I divieti sono dovuti a due fattori: il primo è che devono vendere fotografie e opuscoli e se tutti fanno foto questa voce di entrate scompare dal registro delle entrate, e poi il diniego si deve anche all'ortodossia religiosa che recita la sua parte in quanto luogo di culto e ammirazione per il Divino. D'accordo diremo noi, ma per qualche foto di certo non si danneggia nessuno. Infatti sono due punti discordanti, equidistanti e agli estremi, ma tanto è. Il peggio è sempre però per chi si ritiene più danneggiato: per il fotografo che umiliato da tali atteggiamenti non fotografa, per il luogo di culto che allontana i fotografi per meri interessi. Io, dal mio canto, inizialmente ribattevo su alcuni punti con il guardiano di turno che mi impediva di fotografare, poi con il tempo ho imparato e ho cambiato il mio modo di pensare e atteggiamento verso questo genere fotografico. Oggi faccio spallucce a tali divieti, non compro comunque le loro foto, non lascio la mia offerta, se esiste un libro esprimo un mio disappunto, non ascolto la loro messa e neanche entro. Perché ostinarsi? Oggi ci sono edifici di culto che, lungimiranti, permettono ai fotografi di esprimersi e questo a loro indubbio beneficio. Basti pensare che io oggi posterò alcune foto di chiese che mi hanno permesso di fotografare liberamente e ne citerò i loro nomi. Consiglio poi una visita e, se si vuole, un'offerta almeno pari al costo di un paio di cartoline. Alcuni dei lettori di questo Blog, poi andranno e riferiranno ad altre persone le quali poi andranno e poi... Si innesca così un circolo infinito a beneficio della lungimiranza dei custodi delle strutture di culto. 

Parliamo di fotografia ora. Di solito sono le architetture che mi incuriosiscono. A volte quelle interne sono particolarmente più incisive delle esterne, le quali, come un anonimo involucro, contengono a mo di scrigno le forme, le linee e le curve delle strutture. Ora, ognuno si sofferma su quello che vuole, ma, a parte l'ovvio, mettete in risalto questo aspetto delle strutture, delle luci, degli atti delle persone, la ripetitività degli elementi e dei chiaro scuri. La gestione della luce esistente è poi di estrema importanza. Lavorare in manuale, con lettura spot in quei casi estremi di luminosità. Attenzione ai bordi dell'immagine, essendo luoghi di culto le persone si muovono repentinamente alla ricerca di un loro raccoglimento in preghiera. In questo genere di fotografia si deve essere il più razionali possibile con le inquadrature, ed una volta intuita la possibilità di fare qualche scatto creativo, come un panning ad esempio, perché no, fatelo. Ma i fattori che superano tutti però sono altri. Cercate di essere discreti, non brandite le vostre reflex in maniera vistosa, ma camuffatevi tra i normali fedeli attenendovi ad un'atteggiamento sobrio. Non portate penzoloni la reflex al collo, ma cercate di tenerla nascosta sottobraccio. Non infastidite le loro preghiere. Ricordate che in una chiesa lo scatto della reflex è rumoroso e questo attira verso di voi attenzioni. Pertanto scatti a raffica o comunque ripetitivi allo stesso soggetto sono sconsigliati. Attendete il momento giusto per lo scatto, non ricercatelo ossessivamente, altrimenti vi porrete al centro dell'attenzione e smarrirete l'effetto ricercato. Quindi sobrietà, razionalità, discrezione e camuffamento sono i veri artefici dello scatto perfetto, più della vostra capacità fotografica. In ultimo vi consiglio di non armeggiare con la vostra attrezzatura cambiando obiettivi ripetutamente in mezzo ai corridoi centrali, tra i fedeli in raccoglimento  o in prossimità dei punti cardine votivi, o men che mai usare il flash sconsideratamente, ma, al contrario, dovrete abituare la visione ad osservare la scena per decidere a priori quale ottica usare. Se possibile, non usate ottiche troppo grandi o appariscenti come i "bianchi" Canon, o eccessive e voluminose reflex o, peggio ancora, due reflex al collo, altrimenti rassomiglierete troppo ad uno sfavillante e opulento fotografo e correrete il rischio di essere messi alla porta da un solerte guardiano. 


Chiesa San Paolo fuori le Mura - Roma - Italia.














Chiesa Don Bosco - Roma - Italia.











venerdì 2 novembre 2012

L'accento rosso

Il colore preferito dai fotografi

Foto di Fabrizio Cimini



Il Rosso, a volte capita trovarlo inaspettatamente e quando vorresti fotografarlo non ti capita mai. Fatto tesoro di questa regoletta aurea, tutte le volte che mi capita osservare situazioni in cui il colore rosso è predominante o parte importante di una scena, lo fotografo a prescindere. Avere una buona immagine con il colore rosso, probabilmente quello preferito dai fotografi, mi mette sempre di buon'umore. L'immagine che vi mostro ha nel colore rosso del pulsante, il perno centrale dell'immagine. Il pulsante rosso però da solo sarebbe insignificante. Ottimo rafforzamento allora è il filo, che si estende con dolci curve dalla punta estrema in alto a sinistra fino a congiungersi con il pulsante. Il filo dona l'illusione che il pulsante è collegato a un qualche cosa, qualsiasi cosa, a piacimento dell'osservatore. A me, quando ho eseguito lo scatto, mi dava la sensazione che il pulsante era attaccato ad una forma di vita che poteva vivere o finire a seconda di come si schiacciava il pulsante rosso che inconsciamente, tra l'altro, ci ricollega ad un fattore di attenzione. In effetti esso fungeva da interruttore a tempo che faceva accendere delle lampade, ed effettivamente donava o toglieva vita ad esse.  In un certo senso sembra quasi avere una sorta di potere decisionale latente sulle cose, cioè farle esistere o meno a nostro piacimento. Il tutto faceva parte di un'opera artistica ripresa nel museo di arte contemporanea e moderna MART di Rovereto in Trentino. Scatto realizzato nel 2010.



mercoledì 31 ottobre 2012

Il FCCR Albano Laziale

Quando una realtà associativa diventa di tendenza

Testo di Fabrizio Cimini 


Ad un certo punto mi resi conto che non potevo brancolare nel buio come fotografo. MI serviva uno sbocco, un gruppo di amanti della fotografia. Trovai questa associazione, l'FCCR, acronimo di Foto Club Castelli Romani, che ancora non era quello che è oggi: un club di tendenza. Nasce nel lontano 1980 grazie ad un nucleo ristretto ma agguerrito di pionieri della fotografia. Cresce pian piano sia fotograficamente che culturalmente in un tessuto sociale associazionistico quale quello della FIAF. Le innumerevoli azioni intraprese vedranno l'FCCR radicato nei meandri dell'associazionismo nazionale. Le iniziative sono cospique fino al punto che il comune di Albano Laziale, in provincia di Roma, gli assegna un'encomiabile riconoscimento: "Associazione culturale di interesse cittadino". Negli anni il numero degli associati cresce, ma, come spesso succede, è un'alternaza tra alti e bassi valori numerici. Oggi conta tra le sue fila 33 fotografi attivi e, dopo 32 anni di attività, rischia di essere l'associazione più numerosa della regione Lazio. Con essa condivido momenti bellissimi, ricordi, discussioni, confronti, amicizia, crescita culturale e fotografica. Fare parte di un'associazione seria ed organizzata serve, perché ti aiuta a capire quanto effettivamente valgono le proprie foto e te stesso, quali sono i tuoi limiti senza peli sulla lingua, critiche nude e crude che ti portano in alto quando sono positive, ma che ti freddano quando sono negative. E' la vita associativa che plasma e regola. Dicevo quindi che scelsi questo mondo a cui fare parte, ed oggi non mi pento della scelta. Dunque, se tra i lettori di questo blog ce né qualcuno che ancora non ha intrapreso una scelta, consiglio vivamente di valutare la via associazionistica, perché aiuta a crescere e aiuta a diventare adulti in un mondo affascinante quale è quello dell'immagine.

Vi passo l'url dell'FCCR: http://www.fccr.it/index.php 

martedì 30 ottobre 2012

La foto e la sua dialettica

Il perché di uno scatto apparentemente banale

Foto di Fabrizio Cimini

La fotografia che vi propongo ha, nel suo linguaggio, una dialettica potente ed efficace. 

Mi trovavo sul posto con la mia reflex, un posto qualsiasi, non interessa ora quale. Avevo inserito il mio obiettivo standard, il 24/105 e andavo a caccia di immagini. La giornata era soleggiata e il sole era quasi a picco. Necessitavo allora del flash qualora mi capitava l'immagine adatta per schiarire le ombre. Svoltai l'angolo della strada e mi imbattei in questa scena. Due persone sedevano comodamente su una panchina che era posizionata vicino ad un negozio di un pittore che aveva esposto fuori le sue opere. L'immagine del quadro, a sinistra dei due signori, raffigurava due giovani fidanzatini spensierati, con lei sopra ad un asinello, credo, e lui che spasimava per lei. Una scena di estrema suggestione di un tempo che fu. Appena vidi quel quadro e quelle due persone anziane vicino, impulsivamente impugnai la reflex, misi il flash e lo regolai per la schiarita delle ombre. Inquadrai istintivamente la scena e, nel momento in cui intravedevo nel mirino, pensavo al messaggio che emanava la situazione: la contrapposizione giovani/anziani. La scena mostra però non solo questo contrasto, ma mi dava anche l'idea del ricordo, il loro ricordo di quando erano nel vigore della loro giovinezza. Poi, scoprii, mentre realizzavo la foto, che i signori anziani avevano i segni dell'età: lui con il respiratore dell'ossigeno e lei con il bastone. Altri elementi di rafforzamento sono la loro condizione: lui sembra avere uno atteggiamento di attesa, si guarda le mani laboriose di una vita di lavoro e fatiche ed ora ferme e usurate dal tempo, lei invece ha le calze un po dismesse, dovuto probabilmente al fatto che ella non ha più un'agilità che gli permette di potersele risistemare agevolmente. Si osserva infine lo sguardo di lei, che guarda direttamente in macchina e che da l'aggancio con la realtà della situazione e dona la percezione che l'immagine non è di quelle cosi dette "rubate". Infine la presenza degli animali che danno un'ulteriore aggancio con la vita passata e quella presente della coppia. Nel quadro si vede l'asinello, nel mentre, nella realtà, si percepisce la presenza di un cane che, anche se non si vede, si nota il guinzaglio in mano all'uomo. Questa doppiezza di situazioni permette all'osservatore dell'immagine, di scoprire effettivamente le note salienti, le assonanze e le assomiglianze. In definitiva è lo scorrere della vita, incessante e inarrestabile e che ci accomuna tutti, ma qui lo si percepisce in una maniera prorompente perché si possono osservare gli estremi della vita.



lunedì 29 ottobre 2012

Nikon F3, la scelta di uno stile

I perché di una scelta

Testo di Fabrizio Cimini

Ad un certo punto della mia vita da fotografo, percepii la necessità di avere un prodotto diverso, robusto e affidabile. Ero già un cliente Nikon, avevo acquistato da non molto un corpo macchina F801s fiammante, obiettivi nuovi e flash nuovi, ma mi serviva un corpo professionale, materico e la mia scelta era ovviamente Nikon F4s, l'ammiraglia per eccellenza. Il costo però era esorbitante. Allora mi rivolsi all'usato, ma scoprii con mio stupore, la solidità della Nikon F3hp a pellicola con il motore dedicato MD-4. Fu innamoramento a prima vista. Forse i più giovani non conoscono questo modello, e se lo conoscono non ne conoscono le sue qualità. Una scatola nera, robusta, semplice ed efficace, duratura nel tempo e fatta con materiali di eccezione: questa è stata la filosofia della Nikon con il modello professionale F3. Diciamo anche che doveva essere la degna sostituta della Nikon F2 e per questo motivo doveva superarla in leggerezza, velocità d'uso, manovrabilità, ergonomia e doveva avere delle funzioni, per l'epoca, all'altezza di un'elaboratore elettronico, cioè un computer. La Nikon riuscì a centrare il bersaglio, grazie anche al blasone che ella si trascinava come costruttrice di reflex per veri intenditori, blasone che dura ancora oggi, anche se un po appannato dalla Canon. Per venderla, la Nikon recitava sul suo depliant pubblicitario della F3: "La Nikon F3. Eccezionale di regola." Inoltre la pubblicizzava con lo Shuttle Americano, perché in quei tempi la Nikon mandò nello spazio una F3 modificata. Ovviamente il richiamo era forte. In più pubblicizzava le tecnologie di cui si pregiava la macchina come: l'otturatore testato per 150.000 scatti, la microelettronica d'avanguardia, corpo in rame Silumin resistente alla corrosione e, inevitabilmente, le sue doti di maneggevolezza. Diciamo che era paragonabile ai Panzer Leica serie R. La Canon però, con il suo modello F1, le contendeva a testa alta il primato. Altra macchina di gran pregio, forse con qualcosa di elettronico in più, come da tradizione Canon, ma stessa filosofia costruttiva e modulare. Nel frattempo Pentax e Minolta perdevano terreno inspiegabilmente. Ma forse anche perché non avevano intenzione di rincorrere efficacemente Nikon e Canon. Però, ritornando alla mitica F3, questa macchina sprigionava delle caratteristiche sempre all'altezza delle situazioni. Mai mi è capitato un'inceppamento, un guasto, uno scollamento dei materiali o un'accenno di ruggine, anche perché era fatta di rame Silumin ovviamente. Ora, viste le caratteristiche passiamo a un po di numeri. L'otturatore arrivava a 1/2000 di sec. e le tendine si riavvolgevano su un tamburo rotante ed erano fatte in titanio, necessario per arrivare ai 150.000 scatti minimi garantiti. Aveva un display a cristalli lquidi o LCD, peso di 715 gr, asa 12-6400, alimentazione con due piccole pile all'ossido d'argento da 1,55 volt o una pila al litio da 3 volt, 22 vetrini di messa a fuoco intercambialbili, 5 mirini intercambiabili, tempo meccanico 1/60 di sec. anche con batteria esaurita, circuito TTL, sincro X 1/80 di sec., automatismo a priorità dei diaframmi, doppie esposizioni, staratura intenzionale dell'esposizione, mirino con visione al 100%, possibilità di accoppiamento con motore MD-4 e 3,8 fotogrammi al secondo con un peso di 450 gr. Queste ed altre caratteristiche facevano decollare questo modello nelle più alte preferenze dei fotografi del 1980. La macchina professionale Nikon durerà sul mercato 8 anni, dopo ci che, con l'avvento dell'autofocus e dell'elettronica spinta, Nikon proporrà un'altro mito, la F4s. Di questa però ne parleremo più avanti.

Foto tratte dal depliant pubblicitario originale Nikon F3.












venerdì 26 ottobre 2012

Le Borse fotografiche

Un modello per ogni situazione

Testo di Fabrizio Cimini

Il trasporto della propria attrezzatura fotografica ha necessità di una scelta oculata della Borsa Fotografica. La Borsa però, deve avere delle caratteristiche tali che non solo siano perfette alla protezione della nostra strumentazione, ma anche di facilità di accesso, come la si sente in spalla, gli accessori che offre e ovviamente i materiali con la quale è costruita. Probabilmente molti acquistano quello che trovano nel loro negozio di fiducia, magari portandosi appresso la propria attrezzatura per testare lo spazio di alloggiamento della Borsa. Quindi le marche e i modelli offerti dal commerciante, possono essere quelli che a lui gli offrono più ricavi. Poi ci sono negozianti che ci danno una più ampia scelta perché trattano tutto o quasi. In questo caso il venditore potrebbe si avere una ampia scelta, ma incentrata sui modelli e sulle marche che più si vendono. Esiste poi internet che di sicuro offre una panoramica completa dei prodotti, ma qui non si possono provare. Allora come si può fare per scegliere il modello veramente adatto? La cosa giusta da fare è andare per fiere di fotografia e li sicuramente le troverete tutte e le potrete provare. Una volta che avete il modello, vi accorgerete presto che va bene per molti casi ma non per tutti. Ed ecco che per fare lunghi tragitti la borsa a spalla non è pratica ma ci vuole uno zaino. Successivamente aumentano le necessità,  e allora avanti fino al prossimo acquisto in virtù del fatto che vi serve per un'altro scopo. Facendo così, in poco tempo avrete un carnet di borse che copre ogni situazione. Io per esempio ne ho 6, tutte scelte oculatamente in base alle mie necessità. Non le ho acquistate tutte subito ma con il crescere del mio percorso fotografico.  Vi propongo la mia vicenda.


Il Phototrekker, il mio primo zaino fotografico. Appena uscì questa tipologia di borse della Lowepro, io la acquistai subito ad un prezzo accettabilissimo: si doveva ancora affermare sul mercato italiano e per questo lo lanciarono ad un prezzo ridotto. Ottimi materiali, rinforzato all'interno con una struttura di due lamine di alluminio, cerniere robustissime, spallacci da vero zaino, dorso imbottito e traspirante, interno (grazie ai moduli asportabili) personalizzabile, tasche capienti, idrorepellente e tessuto in robusto cordura erano i suoi punti di forza. Oggi, dopo circa 18 anni, ancora lo uso e si è rivelato con il tempo un buon investimento. Unico difetto di alcuni materiali che si consumano in fretta come le retine interne (nei nuovi modelli hanno corretto il difetto). Questo zaino è stato acquistato quando facevo fotografia naturalistica ed ero costretto a spostamenti sul territorio anche impegnativi. Oggi fanno modelli nuovi, più performanti, ma la struttura di base non è cambiata poi di molto.







Dopo lo zaino uscì dalla Lowepeo un marsupio, il primo di una lunga serie: l'Orion 1 e 2. Lo acquistai subito, non costava molto ed era fatto con i stessi materiali dello zaino. Lo acquistai  perché mi serviva una borsa pratica, immediata nell'uso e leggera. Queste caratteristiche erano necessarie quando iniziai ad andare in montagna con lo zaino da escursionista, in quanto mettere le attrezzature li dentro voleva dire toglierlo e metterlo troppe volte e questo era impossibile. Il marsupio invece mi permetteva di avere le mani libere e mi risparmiava la fatica di togliere ed rimettere lo zaino. In più grazie alla sua praticità, lo usavo, e lo uso ancora oggi, a spalla. Ci entra un corpo reflex con con due obiettivi ed un flash. Nessun difetto.






Il terzo acquisto di pregio fu la Tamrac Super Pro 13. Unica, massiccia, capiente, robustissima, in pratica un carro armato del trasporto di materiale fotografico. All'epoca la presi per sostituire la mia vecchia Reporter, ormai superata e logora. Volevo un prodotto robusto ma allo stesso tempo capiente per la mia ingombrante attrezzatura. Ancora la posseggo, ma per riduzione della mia attrezzatura non la uso più. I difetti sono pochi, il prezzo e il peso eccessivi.



Ora avevo un buon corredo di borse per le mie esigenze, ma mi venne la necessità di integrare il marsupio con uno più capiente perché nel frattempo acquistai un obiettivo abbastanza lungo che non entrava nel mio Orion 2. Acquistai allora un nuovo marsupio Lowepro, l'Off Trail 2. Buon materiale, ben strutturato, doppia funzione per il trasporto, in vita e a spalla, capiente. Lo uso per il reportage con una attrezzatura di due obiettivi, di cui uno lungo, una reflex, un flash e accessori vari. Costo accettabile. I difetti sono quasi inesistenti, ma le due sacchette laterali non sono molto ampie e gli obiettivi con generoso diametro faticano ad entrare. 




Si sa, la vita del fotografo è sempre in fermento. Mi misi allora a fotografare le Città e la vita delle sue persone. Andando per questo in luoghi affollati, ma anche per certi versi pericolosi, mi serviva una borsa che non faceva capire che ero un fotografo. La mia scelta cadde sulla Think Tank mod. Disguise 40. Una borsa appena uscita che assomiglia a quella porta computer e che usano in moltii. La pagai pochissimo perché non era conosciuta tra i fotografi e, come accadde per Lowepro, la lanciarono ad un prezzo basso. I materiali sono ottimi, eccellenti direi, capiente, piena di accessori tra cui un utilissimo porta schede fotografico, spallaccio morbidissimo e generosissimo, copertura antipioggia, cerniere robuste ed effettivamente si passa inosservati. Porta tre obiettivi generosi, una reflex, un flash, una compatta di livello, paraluce per tutti gli obiettivi, accessori vari e la possibilità di poterla portare come uno zaino grazie ad un economico accessorio. Difetti direi pochi, ma uno su tutti: l'apertura superiore si apre al centro e a volte rimane difficile estrarre l'attrezzatura con una discreta velocità. Consigliata vivamente e ripetutamente.




Facendo reportage, mi è nata la necessità di girare a volte con poco peso portando un paio di obiettivi ed una reflex in una borsa pratica e leggera. Mi piaceva l'idea di avere una borsa diversa, non rigida come quelle che avevo: scelsi Domke. La Domke f3 x è fatta di robusto tessuto canvas, molto pratica, morbida e leggera. Ho scelto il colore ruggine perché da meno nell'occhio. Ha una capienza enorme a dispetto della sua dimensione e il peso non supera il Kg. E' stato il mio ultimo acquisto, mi piace il suo senso di aderenza al fianco che è proprio delle borse flosce. I difetti però ci sono. Essendo floscia, è predisposta a chiudersi a V nel centro non appena si toglie la reflex con obiettivo dallo spazio centrale, lascia spazio alla polvere, necessita di una certa pratica nell'uso per inserire e togliere gli obiettivi. Comunque è magnifica se si accettano questi difetti. Consigliata per chi vuole viaggiare rapido e leggero, ed anche con gusto.

  


Come dicevo, le borse vanno acquistate, secondo me, a seconda del tipo di fotografia che si vuole fare. Alla fine averne più di una è normale. Scegliete sempre le migliori che potete permettervi. Provatele prima dell'acquisto ponendo dentro la vostra attrezzatura e se va bene li andrà bene anche dopo. Provatele poi ad indossarle, cambiate spalla e testate la rigidità o la  morbidezza. Se il prezzo vi pare eccessivo dovete anche tenere presente che essa vi seguirà per molti anni a venire e che nel frattempo magari avrete già cambiato due volte automobile come a me è successo.