lunedì 29 ottobre 2012

Nikon F3, la scelta di uno stile

I perché di una scelta

Testo di Fabrizio Cimini

Ad un certo punto della mia vita da fotografo, percepii la necessità di avere un prodotto diverso, robusto e affidabile. Ero già un cliente Nikon, avevo acquistato da non molto un corpo macchina F801s fiammante, obiettivi nuovi e flash nuovi, ma mi serviva un corpo professionale, materico e la mia scelta era ovviamente Nikon F4s, l'ammiraglia per eccellenza. Il costo però era esorbitante. Allora mi rivolsi all'usato, ma scoprii con mio stupore, la solidità della Nikon F3hp a pellicola con il motore dedicato MD-4. Fu innamoramento a prima vista. Forse i più giovani non conoscono questo modello, e se lo conoscono non ne conoscono le sue qualità. Una scatola nera, robusta, semplice ed efficace, duratura nel tempo e fatta con materiali di eccezione: questa è stata la filosofia della Nikon con il modello professionale F3. Diciamo anche che doveva essere la degna sostituta della Nikon F2 e per questo motivo doveva superarla in leggerezza, velocità d'uso, manovrabilità, ergonomia e doveva avere delle funzioni, per l'epoca, all'altezza di un'elaboratore elettronico, cioè un computer. La Nikon riuscì a centrare il bersaglio, grazie anche al blasone che ella si trascinava come costruttrice di reflex per veri intenditori, blasone che dura ancora oggi, anche se un po appannato dalla Canon. Per venderla, la Nikon recitava sul suo depliant pubblicitario della F3: "La Nikon F3. Eccezionale di regola." Inoltre la pubblicizzava con lo Shuttle Americano, perché in quei tempi la Nikon mandò nello spazio una F3 modificata. Ovviamente il richiamo era forte. In più pubblicizzava le tecnologie di cui si pregiava la macchina come: l'otturatore testato per 150.000 scatti, la microelettronica d'avanguardia, corpo in rame Silumin resistente alla corrosione e, inevitabilmente, le sue doti di maneggevolezza. Diciamo che era paragonabile ai Panzer Leica serie R. La Canon però, con il suo modello F1, le contendeva a testa alta il primato. Altra macchina di gran pregio, forse con qualcosa di elettronico in più, come da tradizione Canon, ma stessa filosofia costruttiva e modulare. Nel frattempo Pentax e Minolta perdevano terreno inspiegabilmente. Ma forse anche perché non avevano intenzione di rincorrere efficacemente Nikon e Canon. Però, ritornando alla mitica F3, questa macchina sprigionava delle caratteristiche sempre all'altezza delle situazioni. Mai mi è capitato un'inceppamento, un guasto, uno scollamento dei materiali o un'accenno di ruggine, anche perché era fatta di rame Silumin ovviamente. Ora, viste le caratteristiche passiamo a un po di numeri. L'otturatore arrivava a 1/2000 di sec. e le tendine si riavvolgevano su un tamburo rotante ed erano fatte in titanio, necessario per arrivare ai 150.000 scatti minimi garantiti. Aveva un display a cristalli lquidi o LCD, peso di 715 gr, asa 12-6400, alimentazione con due piccole pile all'ossido d'argento da 1,55 volt o una pila al litio da 3 volt, 22 vetrini di messa a fuoco intercambialbili, 5 mirini intercambiabili, tempo meccanico 1/60 di sec. anche con batteria esaurita, circuito TTL, sincro X 1/80 di sec., automatismo a priorità dei diaframmi, doppie esposizioni, staratura intenzionale dell'esposizione, mirino con visione al 100%, possibilità di accoppiamento con motore MD-4 e 3,8 fotogrammi al secondo con un peso di 450 gr. Queste ed altre caratteristiche facevano decollare questo modello nelle più alte preferenze dei fotografi del 1980. La macchina professionale Nikon durerà sul mercato 8 anni, dopo ci che, con l'avvento dell'autofocus e dell'elettronica spinta, Nikon proporrà un'altro mito, la F4s. Di questa però ne parleremo più avanti.

Foto tratte dal depliant pubblicitario originale Nikon F3.












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